Le differenze tra Sanremo e un qualsiasi pub con musica live? Nessuna! Ecco perché

Le differenze tra Sanremo e un qualsiasi pub con musica live? Nessuna! Ecco perché

L’ho fatto!
Sono riuscito finalmente a guardare Sanremo tenendo bene in mente ciò che realmente è: tutto ciò che succede tra una canzone e l’altra.

Risultato? Non mi sono fatto il fegato marcio, guardandolo! Gran cosa per un papabile rosicone troppo indipendente, troppo giovane per i campioni, troppo vecchio per le nuove proposte, troppo sconosciuto per la televisione, troppo “unsaccodirequisitichenonhoenonsono”.

C’è un errore che in tantissimi commettono guardando Sanremo.
Anche io, ovviamente: quello di approcciarsi al festival convinti di assistere a uno spettacolo musicale quando in realtà è uno spettacolo televisivo. Si, so d’aver detto una cosa scontata e risaputa, quello che è meno scontato, almeno per me, è il non riuscire a capire che non è tempo perché le due categorie collimino.
Per capirci, sappiamo che si tratta di televisione, ma in fondo speriamo che qualcosa la musica c’entri.
Non è così però, perché anche Sanremo è soggetto alla logica da Pub di provincia del “quanta gente mi porti”.

Cerco di spiegarmi:

Il gestore di un pub ha come sommo fine, quello di vendere più birre possibili.
Per far questo, spesso ricorre all’intrattenimento, quindi alla musica, cercando di ottenere il massimo guadagno.
La qualità non conta e non conta nemmeno la novità, perché novità e qualità vanno capite e per capire qualcosa ci vuole attenzione e l’attenzione non fa parte di quest’epoca.
Il mastro birraio di turno quindi ripiega praticamente sempre su una delle innumerevoli cover band che riempiono i portafogli di diritti a Vasco e Liga, invece che dare spazio a un cantautore sconosciuto con il quale si rischia di annoiare o richiedere troppa attenzione ad un pubblico che, fondamentalmente, vuole solo distrarsi.
Per seguire una cover band non ci vuole impegno. Sai già tutto a memoria.
Per ascoltare una seppur talentuosa band indipendente, ci vuole una predisposizione che oggi trovi in poche persone di buona volontà.

E che c’entra con Sanremo?

Come che c’entra?
Fate le dovute proporzioni con la birreria sotto casa e leggete i nomi.
Non la qualità della proposta ma i nomi degli artisti e il loro background.
Mettetevi nei panni di un direttore artistico che deve garantire a degli sponsor, maggiore visibilità possibile, quindi venderne prodotti proposti.
Che fareste? invitereste un artista che pure propone un pezzo straordinario, ma che ha 100 contatti sulla pagina facebook? Un suicidio televisivo!

E allora chi chiamereste? I pupilli dei talent è logico che ci siano. Portano gente. Ovvero un pubblico già “addestrato” al televoto che risponde come un cagnolino al comando “via al televoto”.
Abituato alle liti e ai giudizi di ex artisti comodamente seduti sulle poltrone girevoli.
Quasi tutto il cast di questo Sanremo. Faccio prima a nominare chi non è venuto fuori dai talent: Masini, Nek, Irene Grandi e qualche altro.
Logica anche la presenza di due che cantanti non sono, “i soliti idioti”.
Grande successo grazie alla popolarissima e intrigante mediocrità dei loro sketch. Anche loro “portano gente”. Logica la presenza di comici strapubblicizzati. Pintus fa palazzetti e fa bene a ricordare che la sua è una comicità che conoscono solo i più giovani, il pubblico di Colorado.
Facili prede di un consumismo vuoto di contenuti. Pino Insegno in 5 secondi mi ha fatto ridere di più. Ma quella è qualità da intrattenitore che oggi, a quanto pare, non è più richiesta a un comico.
Logica anche la presenza di vallette che vallette non sono. Non importa che non sappiano leggere un gobbo o che dichiarino presuntuosamente di meritarsi quel posto. Chi è abituato al gossip le segue. “Portano gente”.
Non ha assolutamente importanza nemmeno che “Kekkazzo” abbia proposto tre testi totalmente in lite con la lingua italiana. “Porta gente”. Fanculo la qualità.

Insomma, sono riuscito a spiegarmi? Se si, perché continuate a parlar male di uno spettacolo televisivo riuscito?

E’ giusto e sacrosanto il successo di ascolti.

Smettete di pensare a Sanremo come a un contenitore musicale. Non lo è e il rischio è quello di farvi un fegato grosso come una capanna pensando che quello sia il meglio della nostra musica.

A proposito, avete notato la devastante differenza tra i giovani ospiti stranieri e i nostri in gara? Imbarazzante! La professionalità, l’intonazione, gli arrangiamenti, ma non temete, anche in Italia ci sono!
Volendo, potrei fare una lista di 12 artisti sconosciuti che vi lascerebbero a bocca aperta ma, come detto, non è una questione musicale, quindi non voglio cascarci.

Gli ospiti erano lì per promuovere musica, i nostri cantanti per offrire un pretesto a uno show televisivo.

In moltissimi pub, la musica è una buona scusa per vendere birre.

A Sanremo, la musica è una buona scusa per vendere prodotti.

Alla prossima.

Carlo

P.S.

Un appunto lo farei volentieri anche a quei giornalisti che non hanno fatto altro che criticare Sanremo salvo poi puntare il riflettori sul peggio del festival. Ho visto sondaggi in giro come: “votate il peggiore” etc.
Puntare un faro sulla mediocrità, non ci aiuterà ad arrivare all’eccellenza.
Forse non tutti sono pronti per un Sanremo di qualità.
Forse non ce lo meritiamo.

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