5 finestre

5 finestre

La notte degli insonni è dolce e non porta sofferenza.
Lenisce dolori, zittisce rumori, sopisce rancori.
I pensieri si calmano dopo aver lottato col sonno che non arriva.
Alla fine si rassegnano e diventano amici di quelle luci gialle, pallide, insufficienti a illuminare la strada che porta alla piazzetta vuota. 

Il cammino è freddo ma non importa. Non importa davvero.
A quest’ora certe cose non hanno la stessa importanza che avrebbero in pieno giorno.
Alzo la testa e smetto di strofinare la vista sulle mattonelle coperte di sabbia.
Alzo la testa, quindi, e scopro un piccolo mondo di finestre che mi svelano piccole cose, piccoli segreti, piccole storie.

Poche finestre tra tante sono rimaste a vegliare chi le abita.
Illuminate dello stesso umore di chi ogni giorno le sfiora, le spolvera, le spalanca, le copre con tende pesanti. 
Mi siedo su una panchina che per un istante mi gela il culo e mi distrae dal tepore che mi ero guadagnato sbuffando dentro il cappotto poi, anche questo, diventa poco importante. 

Guardo attorno e le vedo…
Una a una le osservo e mi rivelano confidenze come fossi il più fidato degli amici.

Dietro la finestra con le persiane blu c’è un uomo che legge un libro.
Viaggia con la testa perché per una vita non si è mosso dalla sua città, dal suo lavoro, dai suoi doveri.
Legge, sorride, si spaventa.
Partecipa incollando le emozioni che prova scorrendo con le dita a ogni pagina che gira. 

Dietro la finestra sopra il bar c’è una mamma che guarda il suo bimbo dormire.
Pochi mesi di un amore che le sembra di aver avuto da sempre.
Lo guarda tessendo la tela del suo futuro.
Sperando diventi un uomo bello, forte e gentile con le donne e che non somigli all’uomo che non è più tornato a casa lasciandola sola. 

Dietro la finestra col giardino davanti c’è una donna che non vuole parlare.
Una parola sbagliata, una giornata storta e il suo umore chiuso nel torace con un lucchetto di cui solo lei ha la chiave.
Forse un segreto che non vuole dire, forse un’offesa che non ha digerito.
Forse lacrime che non vuole mostrare.
Resta in silenzio e nel silenzio lascia anche chi la ama. 

Dietro la finestra al terzo piano c’è una luce leggera e blu.
Un ragazzino suona una canzone che non riesce a terminare.
Le parole sono lontane dal rappresentare quello che prova.
Suona, si ferma, pensa a lei, ritrova voglia, smette, ricomincia.
Tocca le corde come fossero capelli e vorrebbe saper cantare meglio per non sentirsi muto di fronte alla bellezza che ha nel cuore. 

Dietro la finestra della casa più povera c’è una vecchia fioraia che guarda me.
Tiene la tenda con una mano e mi guarda come volesse consolarmi.
La vecchiaia è il dono che ogni uomo fa al suo prossimo quando, stanco degli egocentrismi, decide di regalarsi a chi hai davanti.
Un lumino acceso su un altarino a illuminare santi e amori che si nascondono in un’esistenza effimera e sopita.
Lei è li. senza sonno l’unica ad accorgersi di me. 

Torno a casa che tra poco è alba e se non è sonno è stanchezza a spingermi verso un letto. Perché ad osservare le vite degli altri si fa una fatica che ti fa diventare matto di una pazzia che fa sorridere e piangere.
Poca brezza lava la sabbia e i miei occhi tornano bassi a incastrarsi tra le mattonelle. 

E’ l’alba. 

Cinque finestre si aprono al mondo…

Un uomo ha voglia di comprare un biglietto e partire per il suo viaggio.
Una mamma sta guardando schiudersi gli occhi di quello che un giorno sarà un uomo meraviglioso.
Una donna si veste di corsa per andare a piangere sul petto di chi la ama. Senza vergognarsi.
Un ragazzo cerca il coraggio di cantare i suoi versi e suonare la sua chitarra. E oggi lo farà.
Una vecchia è già fuori di casa ad aspettare chiunque voglia sentire da lei quello che ogni giorno dice a tutti:

“ti regalo un fiore se mi fai un sorriso! ”

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