Re mescio: I tanti nomi dentro un pubblico.

Con il termine “pubblico” si intende un insieme di persone considerato come gruppo, senza distinguere individualmente chi lo compone.
E detta così è veramente brutta!

Partiamo dall’inizio!

La tappa di oggi prevede uno dei due concerti che nel mio tour, avranno luogo nei locali di musica live.
Oggi niente stalle, agriturismi, mulini e ambienti bucolici.
Dovendo e volendo parlare nel mio documentario anche dei concerti nei music club, non potevo non prevedere un paio di date in quelli che teoricamente sono gli ambienti tradizionali per chi fa musica…
E poi per una volta che non sono io a cercare ma vengo invitato, che faccio? Me la tiro? Due o tre minuti va bene, poi fisso la data.

Da anni ormai evito i locali un po’ come Salvini evita un libro di storia.
Case, agriturismi, stalle, officine. Tutto ma non i locali.
Voglio dimostrare a me stesso che non è l’ambiente che conta ma la proposta. Se hai una canzone la puoi cantare ovunque.
Non c’è bisogno di regalarsi a gestori che, giustamente, per carità, hanno la priorità di vendere birra invece che di farti esibire.
La mia avversità nasce dalla convinzione che i music club abbiano tradito la missione che loro stessi si sono dati.
Incapaci di valutare una mail e di rischiare su uno sconosciuto.

Non è solo colpa dei locali, ovvio. Col tempo la proposta musicale si è appiattita.
Conosco paesi in cui, nei locali,  ruotano 5 o 6 band che propongono tutti le stesse cover.
Gli stessi musicisti, spesso, si “inchinano” alle pretese di un locale pur di suonare su un palco e il pubblico, in un’epoca in cui i talent ti fanno televotare un tizio che ha cantato per un minuto appena, fa fatica a concedere la possibilità di ascolto a un perfetto sconosciuto. Tempo…

Tutti questi argomenti prevedono approfondimenti accurati ai quali mi dedicherò lungo la strada e nel mio documentario.

Andiamo alla tappa.

Ore 13:00: Pranzo veloce e partenza per Albissola Marina, nel savonese.
In macchina sono solo. Stasera suonerò senza musicisti al seguito. Fino a qualche anno fa non l’avrei mai fatto, intimidito dalle mie scarse capacità di chitarrista. Poi ho imparato e soprattutto accettato quella che è una delle mie caratteristiche principali: Rompere le balle al pubblico.

Arrivato a Savona, mi ricordo improvvisamente di uno dei motivi per il quale ho deciso di viaggiare solo tra paeselli sconosciuti e mulattiere: IL TRAFFICO!

Pioggia (tanto per cambiare), gente in mutande che torna dal mare e un ingorgo che mi ha fatto muovere di 50 metri in un’ora.

Mi accoglie Sergio Pennavaria, un cantautore siciliano trasferitosi in terra ligure che cura la rassegna cantautorale “canzoni fuori dal cappello”.

Lui e i suoi amici mi sembrano usciti da un film di Troisi. Bellissimi.
Ognuno di loro con le proprie meravigliose caratteristiche che discretamente studio.

Sergio porta avanti quella che un tempo era normalità e oggi rappresenta una vera e propria sfida: proporre cantautori in un music club.

Il “Re mescio” è uno di quei locali che o ti piacciono o non ti piacciono. Impossibile che rimanga anonimo. Ogni dettaglio ha qualcosa da dire.
Non c’è riposo per gli occhi. A me è piaciuto pure il bagno.

Beppe, il proprietario, tira fuori l’impianto appena comprato (mi fa notare che sarò il primo ad usarlo)

Soundcheck

Serata.

Davanti a me, seduti sui cuscini, un gruppo di persone con cui entro subito in sintonia grazie a una serie di minchiate che sparo a raffica. Gradiscono, ridono, siamo diventati amici e quando si è amici ci si può permettere di parlare, raccontare, proporre senza il rischio di annoiare.
Ci si scioglie.

Pubblico, dicevamo.

Ma il concetto di pubblico inteso come gruppo di persone indistinte, a me non è mai piaciuto. Ecco perché ai miei concerti porto sempre dei quaderni di viaggio che lascio nelle mani di chi ha la cortesia di seguirmi. E’ uno strumento che mi da la possibilità di tenere sempre presente che ho davanti tante unicità.

Ognuno dei presenti ha sempre la possibilità di lasciare sul mio quaderno un pensiero, una firma, un’opinione… in poche parole di emergere come individuo dal gruppo.

Finito il concerto questo processo di distinzione dei componenti del “pubblico” continua in modo naturale.
Chi era presente si avvicina a turno per una foto, una dedica ma anche per raccontarmi di se, presentarsi, parlare di se stessi.
Ecco il momento magico. Da un gruppo di persone cominciano a distinguersi le storie e i nomi. Niente di più personale e intimo di un nome. Avviene naturalmente, senza forzature. Mio dovere e piacere, dopo essere stato ascoltato per tanto tempo, è dare a quei nomi l’attenzione e la possibilità di essere legati a un viso e alla storia che in quel momento, vogliono regalarmi.

E così vengono fuori Stefania, Giulia, Anita, Sergio… tutte persone (finalmente individui) che hanno lasciato una traccia sul mio quaderno e che potrò ricordarmi per chi sono e non in quanto membri di una determinato gruppo.

Nessuno racconterebbe la propria storia a una persona conosciuta da un’ora. Un concerto scatena questo incantesimo.
Ti esponi così tanto che diventa naturale per chiunque ricambiare. Dilata il tempo. Un’ora passata insieme durante un concerto diventano anni.

“non ci conoscevamo prima e adesso siamo grandi amici, GRAZIE…” canto alla fine delle mie serate.

Ringrazio lo staff del “Re mescio”. alla faccia di quanto detto prima, sono stati splendidi.

Torno a casa di Sergio che mi ospita. Dormita e via presto.

In mattinata mi perdo un po’ cercando un buon luogo dove fare la mia scarpinata. Opto per le “cinque terre”, Vernazza.
Mi perdo un po’ nel borgo colorato, pieno di stranieri. Orgoglioso del fatto che chi viene da fuori, trovi nell’Italia paesaggi unici e intrisi di mille storie.

Il mio trekking è un po’ difficoltoso a causa dei troppi sentieri a pagamento. Cosa davvero odiosa. Alla fine ne percorro uno che mi porta in alto.
Il tempo di farmi accarezzare da un panorama dipinto. Anche lì, ad osservare svogliatamente, sembra solo un panorama.
A guardare attentamente c’è un borgo colorato, una chiesina antica, il blu del mare, le barche e altri mille dettagli.

Proprio come il pubblico. Se lo guardi attentamente c’è chi ride, chi sbadiglia, chi beve, chi si commuove, chi manda un messaggino, chi applaude, chi fa foto.

Questo mi fa pensare che stare in cima a una vetta, o su un palco, ti concede il privilegio non della posizione ma della possibilità di vedere i dettagli di un intero contesto.

Ci si può accontentare di essere il centro di quel momento o approfittare per godere dello spettacolo che ogni individuo ti regala. A chi sta davanti a un microfono, la scelta.

Un passo dopo l’altro più un altro passo ancora…

Vi dò appuntamento alla prossima

Ecco i numeri della terza tappa.Schermata 2016-06-16 alle 13.06.38.png

Strada

Chilometri in macchina della tappa: 590 – TOTALI 1376

Tempo in macchina: 8 ore 20 minuti – TOTALI 20:00

Cammino

Chilometri a piedi: 6,21 – TOTALI 20,09,47

Tempo a piedi: 2 ore 10 minuti – TOTALI 6:21

Spese

 Spese Stradali 73,30 – TOTALI – 169,43

 Cachet musicisti (minimo con enpals)  59,03 * – TOTALI 118,00

 Rimborso strada musicista  10,00 – TOTALI 60,00

Varie

Album venduti: 3 – TOTALI 4

Graffi alla macchina: 1

Compagni di cammino: 0

*per ovvie ragioni di privacy, scriverò solo il minimo richiesto dalla legge ovvero 47,68 più contributi

Se avete voglia di fare il mio stesso percorso, cliccate su!

Alla prossima!

Carlo

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