Rocchette: Concerto in un (mer)angolo di Paradiso

Rocchette: Concerto in un (mer)angolo di Paradiso

E un passo dopo l’altro più un altro passo ancora, si parte alla volta della provincia di Rieti al grido: “venerdì 17 nun te temo!”.
E infatti, nemmeno 200 metri di autostrada e mi ritrovo imbottigliato nel traffico a causa di un incidente avvenuto un’oretta prima.
Nessuna conseguenza per i coinvolti e alla fine poco tempo perso.

Sistemo go pro, videocamere, controllo di aver preso tutto, inveisco contro me stesso per aver dimenticato, acqua e alimenti “salvacarlo” da viaggio e proseguo.

Stavolta il sole mi accompagna (finalmente), ma sono un po’ cupo per via di certi pensieri che inevitabilmente arrivano quando stai portando avanti un progetto.

Da una parte c’è il piacere leggere email e ricevere le telefonate di chi sta apprezzando la mia attività e la sta sostenendo.
E’ energia che metto da parte per quando il cammino si farà difficile per il caldo e la stanchezza.

Dall’altra, non riesco a non pensare a qualche amico che un messaggio o un “like” di “presenza”, non me l’ha fatto arrivare manco a cambiarlo in oro.
Rifletto sul mio comportamento. Faccio autocritica. Alla fine non trovo grandi colpe che giustifichino questo distacco e mi rabbuio.

Si lo so, bisogna fregarsene e andare avanti ma quando si tratta di persone con cui hai diviso palchi, sostenuto, coinvolto, visto crescere anche artisticamente, diventa difficile non pensarci.
Cattivi pensieri e dispiaceri. Un po’ di tristezza.
Ma come sapete, ho una stella che veglia questo cammino. Si chiama Vega.
Infantilmente, mi piace pensare che abbia percepito il mio umore e abbia compiuto la magia.
Arriva così la telefonata di Pablo Raster, un amico a cui voglio un mondo di bene, grande musicista nel suo genere. Dub music.
Pensa un po’, ha la luna storta anche lui!

“Pablo, io sono esageratamente in anticipo. Vieni a farmi da fonico? Mangiamo insieme?”

Alla fine ci ritroviamo a Narni a mangiare lenticchie e salumi e tifare Italia nella partita contro la Svezia.
Ritorna il buon umore. Non è giusto togliere attenzione a chi c’è e mi sta accanto e darla al silenzio di chi non c’è.
Ritorna il sorriso.

Arrivati nel borghetto di Rocchette, accanto a Montebuono (Rieti), ci dirigiamo rapidi all’agriturismo “Il Merangolo”, che ci ospita oggi.
Un angolo di tranquillità con vista mozzafiato su valle e colline.

Giuseppe, il proprietario, ci presenta un piccolo rimorchio sul quale hanno deciso di farci suonare.
Ho lasciato libertà di organizzazione. Sorridiamo.
Armando impazzisce di felicità alla vista di quel coso e inizia a montare per vedere l’effetto che fa la sua strumentazione sul quel palco decisamente originale.

Io me la godo.
E’ il momento in cui, generalmente osservo gli altri lavorare.
Io sono sempre l’ultimo a montare le mie cose. Faccio riprese, foto, pubblico minchiate su Facebook… Faccio il cantautore in tour, insomma.
Giuseppe e i suoi sistemano tutto.
Ci sono anche i manifesti. Hanno fatto un lavoretto per bene. Dettagliato. Curato.

All’aperto i tavoloni sono pronti ad accogliere un centinaio di persone che piano piano arrivano.
Durante l’organizzazione di questo tour, mi sono detto che era opportuno concedersi la possibilità di sbagliare e fare degli errori.
Sarebbe stato più utile per la verifica sul campo di tante situazioni legate allo spettacolo e veritiera per la cronaca di quest’avventura.

Questa volta ho commesso degli errori sapendo di commetterli.

Lo dico subito, la serata è stata piacevolissima, i gestori splendidi e l’organizzazione impeccabile.
Quello che però va studiato meglio, in ambienti che non propongono musica abitualmente, è il concerto che prevede anche la consumazione di una cena.

Riflessione facile da fare: non essendo un pub da birra e ascolto, diventa complicatissimo intrattenere tante persone che, giustamente, davanti ai piatti, vogliono scambiare chiacchiere. E’ giusto e rispettabile.
Quelli più lontani non riescono a seguirmi.

Qualche tavolo è preso dalla nostra esibizione e qualche tavolo no.
Chi, come me, non ha un nome conosciuto, suda qualsiasi indumento per riuscire a farsi ascoltare e queste situazioni sono difficili.
E’ una palestra importante. Più avanti incontrerò, per il mio documentario, gestori che hanno risolto questo problema.
E’ opportuno fare autocritica. Mi piacerebbe suggerirmi e suggerire sempre a un artista che propone una serata, di fare in modo che esibizione e cena siano assolutamente separate.

E’ una responsabilità di chi propone un concerto spiegare come organizzarlo. U
n gestore deve saper fare bene il suo lavoro e in questo quelli del Merangolo, sono stati esemplari.
L’educazione all’ascolto è una responsabilità che un artista deve assumersi.
Questo documentario spero serva anche a questo.

La gente al “merangolo” è stata splendida. Tante volte con qualche piccola correzione sulla posizione del palco o la potenza dell’impianto (e anche con un cantautore migliore 😀 ) si può arrivare a completare l’opera e avviare un locale alla musica live.
Giuseppe ha coraggio di proporre musica e va incoraggiato assolutamente.

Ritorno con la mente a quanto già detto in qualche post precedente. Per un cantautore è meglio avere di fronte un numero di persone che riesce a “conoscere” durante un’esibizione che un pubblico numeroso che perdi di vista mentre canti.
Bisogna stare attenti a questi dettagli. Fa parte del lavoro del musicista.

Per un gestore però, le tavolate piene sono una gioia e anche questo va rispettato. E’ lavoro.
Nel caso del Merangolo, anche un lavoro fatto bene. Va trovata una soluzione.
Camminerò per incontrare chi può suggerirla o la troverò da solo. Penso.

Un compromesso che dia voce a chi canta e luce a chi organizza perché comunque rimane il fatto che la serata in se, ha avuto un atmosfera davvero inebriante.

Terminato tutto mi concedo qualche chiacchiera con Duccio, un amico giornalista, e i suoi compagni di cena.
Tutta gente che mi prometto di conoscere meglio se vorranno concedermelo.
Prometto loro di invitarli quando il mio viaggio sarà terminato.

“Genziana, vino e soavità” (cit. Armando).

Si va a letto. Rimangono poche ore di sonno. L’indomani saremo a Montefalco, presso un’azienda agricola.

E un passo dopo l’altro più un altro passo ancora, anche questa tappa è stata realizzata.
E anche oggi ho avuto qualcosa da raccontare.

Sono contento.

Buona strada

Carlo

P.S.
Oggi niente trekking. Dolore alla coscia. Recupererò, prometto!

Ecco i numeri della terza tappa.

StradaSchermata 2016-06-20 alle 16.40.51

Chilometri in macchina della tappa: 265 – TOTALI 1641

Tempo in macchina: 3 ore 30 minuti – TOTALI 23:30

Cammino

Chilometri a piedi: 0 – TOTALI 20,09,47

Tempo a piedi: 0 – TOTALI 6:21

Spese

 Spese Stradali 40 – TOTALI – 209,63

 Cachet musicisti (minimo con enpals)  59,03 * – TOTALI 180,00 (arrotondato)

 Rimborso strada musicista  20,00 – TOTALI 80,00

Varie

Album venduti: 2 – TOTALI 6

Graffi alla macchina: 1

Compagni di cammino: 0

*per ovvie ragioni di privacy, scriverò solo il minimo richiesto dalla legge ovvero 47,68 più contributi

Alla prossima!

Carlo

 

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