Le peschiere: gli house concert? Come in famiglia!

Le peschiere: gli house concert? Come in famiglia!

Ore 06:30.
Terrorizzato che il meteo possa fregarmi per la seconda volta, non mi concedo nemmeno il tempo di stiracchiarmi un po’ nel letto che mi dirigo verso una fonte di luce.
Barcollando e confuso come uno zombie di “walking dead” affronto la finestra.
Lei nasconde la verità metereologica! Apro. Cielo limpido.
Rasserenato mi addormento 10 minuti sul lavandino con lo spazzolino in bocca!

Colazione, partenza…
Arrivati nel cuore della toscana mi nutro dei sinuosi panorami, dei borghi che come anziani patriarchi sorvegliano le colline e della campagna maremmana che a dipingerla non verrà mai come quella che si lascia godere direttamente dallo sguardo.
Niente autostrade. Strade secondarie. Più tempo per ragionare su quello che dovrò preparare e affrontare.

Arrivo a Manciano (Grosseto) praticamente nello stesso momento con Giulio Filippini che oggi mi accompagna alla chitarra.
Manco ci fossimo messi d’accordo.
Rimbecilliti dall’aria di campagna, senza scendere dalla macchina, ci parliamo a vicenda gridando come cowboys in libera uscita e guidando come Indiana Jones inseguito dai carabinieri.

Ecco il casale di Richard Harris.
Lui è un distinto signore inglese che più inglese di così non te lo puoi immaginare. C’ha tutto. L’accento, il fisico asciutto, la postura, l’eleganza. Quando uno si immagina un inglese, somiglia sicuro a Richard.

Ci accoglie anche Silvia. La sua compagna. Affettuosissima. Ottima padrona di casa.

“Le peschiere” sono un casale di proprietà di Richard, che lui ha deciso di dedicare ad eventi quali house concert, incontri letterari e conferenze.
Quelli che non molto tempo fa venivano chiamati “salotti letterari” e che oggi, sarebbe cosa santa, dovrebbero tornare di moda.
A smartphone spenti.

Chi mi accompagna nel mio cammina di cantautore sa che lo scorso anno ho suonato in giro per le case della gente con una serie di House concert che hanno dato forma al mio Adotta Carlo Tour.
volevo suonare in ambienti familiari, davanti a poche persone. Chitarra e voce. Semplicemente. E’ stata un’esperienza che mi ha fatto rivalutare questo tipo di spettacolo. Una proposta che assolutamente suggerisco a chi come me cerca il contatto e il confronto prima  dei numeri.

Vi descrivo l’ambiente di un house concert: Alle “peschiere” ho trovato questo: Bambini, novantenni, una coppia di avvocati, i padroni di casa, amici dei proprietari e un bel po’ tra cani e gatti. Nelle stanze con pietra e legno a vista c’erano distribuite pietanze contadine e vino. Un ambiente familiare. Appunto.

Non è lo stesso pubblico che si può trovare in un music club spesso frequentato da un solo tipo di persone. Suonare in un house concert, significa avere davanti a un pubblico vario per età, opinione, estrazione sociale, mestiere… come si fa a confrontarsi con un pubblico così variegato.
Ecco perchè lo consiglio. E una palestra. Ti insegna a parlare a guardare ogni tipo di persona e a misurarti con situazioni completamente diverse che si presentano contemporaneamente.

Tra il pubblico c’è anche una bellissima ragazza di 94 anni di cui parlerò a parte. L’ho adorata per la sua voglia di partecipare e la sua attenzione. Intimidito dalla possibilità di darle fastidio è stata lei, canzone dopo canzone, ad avermi messo a mio agio. Come i nonni di cui, purtroppo, ho goduto poco.

Finito il concerto scambio due chiacchiere con Richard su uno degli argomenti di cui tratterò nel mio documentario. SIAE per i piccoli spettacoli. La SIAE ha stipulato con me un accordo in base al quale chi ospiterà il progetto “#agricooltour” verserà tariffe agevolate. Ho l’idea di dimostrare sul campo che ci possa essere la possibilità di dialogare con SIAE e ho l’intenzione di portare sul loro tavolo le voci di chi incontro. Non sono un disfattista che vuole abolire tutto. Conosco i problemi, li vivo per questo voglio proporre delle soluzioni.
Lo farò pur sapendo di essere un moscerino nella botte della musica. Richard ha usufruito di questa agevolazione. Ha funzionato.

Vedremo con gli altri.

Decido di liberare la casa. Ringrazio i miei ospiti e vado via verso Saturnia. Trovo una piazzola, mangio, mi rifugio in tenda… La notte pressa sulla vescica e uscendo collasso di meraviglia di fronte alla mai banale immensità di un cielo stellatissimo… “e sento che…” Canticchio.

Trovo Vega, la mia stella, le parlo un pò:

– “Vega, che differenza c’è tra una rock star e un artista”, le chiedo.
– “Una rockstar parla a una folla, un artista parla a ogni individuo”, mi dice.

Il giorno dopo parto per il mio trekking con intenzioni belliche. Voglio fare almeno 12 chilometri. Il mio furore si spegne quando, a metà strada, incontro le terme di Saturnia. Non posso essere da meno di tutti quei tedeschi che se la godono. Non ho il costume, trovo un angolino appartato, mi metto a mollo in mutande e mi addormento tra le braccia di una corrente calda e confortevole.

Ecco i numeri della seconda tappa.Schermata 2016-06-07 alle 15.10.36

Strada

Chilometri in macchina della tappa: 490 – TOTALI 786

Tempo in macchina: 7 ore 20 minuti – TOTALI 11:40

Cammino

Chilometri a piedi: 6,6 – TOTALI 14,47

Tempo a piedi: 1 ore 50 minuti – TOTALI 4:11

Spese

 Spese Stradali 53,00 – TOTALI – 77,00

 Cachet musicisti (minimo con enpals)  59,03 * – TOTALI 118,00

 Rimborso strada musicista  10,00 – TOTALI 60,00

Varie

Album venduti: 1 – TOTALI 1

Graffi alla macchina: 1

Compagni di cammino: 0

*per ovvie ragioni di privacy, scriverò solo il minimo richiesto dalla legge ovvero 47,68 più contributi

Se avete voglia di fare il mio stesso percorso, cliccate su!

Alla prossima!

Carlo

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