La strada è segnata. C’è poco da fare.
L’educazione, il retaggio, il destino che hai accettato, accolto.
Troppo poco spazio per la meraviglia, per la sorpresa.
“Non è tempo” pensi, anzi “non è più tempo”!
Accollando al calendario che si sfoglia la colpa per la tua vigliaccheria.
Niente colpi di testa, niente risate troppo fragorose, niente pianti irrefrenabili… niente emozioni.
Oppure si. Misurate però se no sono pericolose, distraggono.
Ma da che cosa? Da una voglia sconsiderata di sentirsi vivere e non semplicemente campare…
La strada è segnata, già detto, ma l’occhio ogni tanto devia dalla linea assegnata.
Uno strabismo che mira sbilenco alla salvezza e che ti fa scoprire, o meglio, riscoprire sensazioni perse, ibernate, imbalsamate…
Così ti trovi in imbarazzo a meravigliarti guardando una lucciola.
Ti vergogni per aver ceduto un sorriso per una cosa così insignificante. Poi ti accorgi che insignificante non è.
E’ un microscopico evento che ti ha regalato un battito diverso dagli altri. Un solo istante.
Un solo battito che ti spinge a volerne altri. Prima timidamente poi sfidando apertamente quella cazzo di strada segnata.
E allora un tuffo in un lago, un viaggio in macchina urlando canzoni di notte, una sosta per guardare ogni volpe che gioca in mezzo alla strada, un cielo che spilla le sue stelle una alla volta e che ti ubriaca di luce e il tempo… il tempo che stavolta cede.
Si ferma tradito dal disinteresse di chi prima lo temeva…
Un battito dietro l’altro e ognuno diverso dal precedente.
Particolare. Unico. Lontano.
La sensazione chiara di essersi persi.
Di voler chiedere perdóno senza capire per quale peccato.
Che peccato può mai essere nascosto dietro questo amore per la vita che ogni tanto si sveglia e ci prende a schiaffi?…
Sentirsi innamorati che colpa è? E’ una colpa?
Se è una colpa a volte allora sì. A volte mi perdo. Perdóno