Confesso che ho molto peccato e confesso che in fondo mi è tanto piaciuto

Confesso che ho molto peccato e confesso che in fondo mi è tanto piaciuto

Eh si: confesso che ho molto peccato e confesso che in fondo mi è anche piaciuto.
E ancora confesso di averne gioito e davvero non so se mi sono pentito.

Siamo uomini e donne abituati a convivere con ogni tipo di tentazione.
Questa fune perennemente tesa tra il bene e il male. O quello che ci hanno detto essere sia il bene e il male.
Danziamo sui sensi di colpa sulle punte come ballerine ogni volta che qualcuno ci dice che fare qualcosa corrisponde a fare peccato.Ma siamo uomini e donne che hanno a che fare con una serie inimmaginabile di regole morali e insegnamenti che forse hanno il solo, sacrosanto, scopo di aiutarci a convivere con il prossimo.
Allora forse, dico io, dovremmo distinguere Il “peccato” dalla “colpa”.
Non trovate?

Potremmo concederci e perdonarci quei peccati che ci fanno stare bene.
Quelli innocenti che ci rendono così singolari in un mondo così grigio e monotono.
Quelli che ci fanno pensare che sì, in fondo ce la stiamo giocando bene questa opportunità di vita che abbiamo.

Potremmo essere più severi con la “colpa” invece.
Quella che pesa sul petto quando alla nostra azione fa seguito il danno che inevitabilmente limita libertà, dignità e vita degli altri.
Quella che porta al dolore e al rimorso.

Non possiamo non peccare. Possiamo redimerci, farci perdonare, fare ammenda ma non riusciremo a non peccare.

A volte immagino Dio che sta lì a ridere a crepapelle tutte le volte che commettiamo qualche peccatuccio e ci guardiamo intorno per non farci beccare.
Me lo immagino divertito dai nostri inciampi e gustarsela alla grande salvo poi mandarci una carezza dicendoci che se siamo stati creati imperfetti è per il nostro e il suo divertimento.

Che poi diciamolo chiaro, i nostri piccoli peccati ci rendono così particolari… E spesso ci aiutano a compiere dei passi evolutivi.
I nostri peccati ci aiutano a diventare persone migliori. Ne sono convinto.

Chi non conosce peccato, anzi, chi non riconosce il proprio peccato è destinato a una presuntuosa, noiosa immobilità.
Quindi che puntino pure il dito contro noi peccatori, dall’alto dei loro fragili piedistalli di cartone, certi boriosi moralizzatori.
Certo, forse sarebbe meglio non ostentarli, né vantarsene. 
Diventerebbero punti deboli per chi, contro di noi, vuole macchiarsi di colpe.

Ma diceva il Bardo di Avon: “Ama, ama follemente, ama più che puoi, e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente”.

Teniamoceli i nostri piccoli peccati. Intimamente.
Governiamoli magari, ma concediamoceli.
Se non altro per il gusto di dire alla fine che sì, abbiamo peccato e abbiamo vissuto!

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