La vista…
La vista rimbalza sulla ringhiera in mattoni sulla quale forse mi appoggerò tra poco se il pensiero del freddo fuori verrà messo da parte e il desiderio di capire dove gli occhi vogliono terminare la corsa sarà più forte.
Giallo…
Giallo è il colore che illumina tutto e il jukebox nascosto da qualche parte nel mio cervello fa suonare “le case d’inverno” di Luca Carboni.
Mi ci sono ammazzato di quella malinconia, da ragazzo.
Limpida…
Limpida l’unica luce fuori da quel coro di nostalgia evocata dal silenzio e dall’umido che mi si appiccica addosso mentre ancora la mia vista continua la sua ronda.
Un lampione. Una luce a cui aggrapparmi nel vuoto che c’è.
Vola…
Vola come un’effimera che si avvicina alla luce che non brucia, non distrugge, non ferisce le sue ali.
Lei che prudente raccoglie il calore e me lo riporta indietro posandolo di nuovo sulla ringhiera di mattoni.
Esco…
Esco perché il freddo non e più così nemico, anzi.
A lui sono grato per la possibilità di apprezzare e godere di quel calore che la mia vista stava cercando e ha raccolto per me.
In questa notte qualsiasi.